30 03 25

LA FOLLIA DI FRANCESCHINI
di Mirko De Carli per FMagazine

Sembra che oggi si faccia a gara a chi la spara più grossa, peccato che troppo spesso a dirle siano personaggi che hanno ricoperto incarichi di assoluto rilievo. Questa volta è toccato a Dario Franceschini che ha sparato un missile carico di un’idiiozia senza confini: ai figli solo il cognome della madre. In questa società che da liquida sta gradualmente diventando liquefatta lo sport preferito è quello di demolire colpo dopo colpo i legami tra generazioni facendo sì che i più giovani siano sempre di più atomizzati nel loro rapporto con la storia e con il tempo. Il cognome è indice di una relazione che valica i confini dei gradi di parentela più stretta e consente a chi nasce di rimanere ben saldo ai nuclei familiari che lo hanno generato di generazione in generazione. Non è una questione di padre o di madre: si tratta di tenere bel intrecciato il neonato con il capofamiglia che è colui da cui si radica la continuità di una radice genetica e non solo.

Dal cognome puoi risalire ai rapporti generazionali più lontani che nel tempo sono nati da famiglie sorte da uomini sposati con donne che hanno concepito figli da cui sono poi nati nipoti e pronipoti e via via di seguito di generazione in generazione. Il padre garantisce il mantenersi di quel “filone familiare” che la donna, vera anima della famiglia, protegge attraverso la cura del nido domestico. Al padre la discendenza, alla madre l’accudimento. Non è questione di patriarcato o di maschilismo ma di buon senso, sopratutto in una società disgregata da mali contemporanei come il divorzio: se sganciamo i pochi neonati dal legame col padre attraverso il cognome, in una società dominata da matrimoni falliti e da affidamenti quasi nella loro totalità alle madri dei figli, daremmo vita ad una generazione di ragazzi e ragazze che, con il solo cognome delle madri, non avrebbero alcun legame paterno trascinandoli in balia di continui cambi di nuclei familiari senza alcuna radice genealogica solida e riconoscibile.

Nessuno tocchi il cognome del padre (già l’aggiunta affianco del cognome materno è un bieco retaggio di questa non cultura contemporanea) perché solo così si salverebbero quei rapporti familiari intergenerazionali che, in tempo di graduale decadimento dello stato sociale, sono il vero salvagente di chi è più solo e fragile. Per questo caro Franceschini hai sparato una vera e propria boiata che, rispedirla al mittente, è segno di buon senso e di civiltà.

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