di Mirko De Carli

Il grido dei penultimi si può riassumere con il grido delle famiglie italiane che non credono più nel futuro. Parole forti? Si, ma che trovano conferma dai numeri che emergono dagli ultimi rapportoli Istat: un paese dove mettere su famiglia è cosa sempre più rara e far nascere figli ancor di più è decisamente un luogo dove la parola speranza non trova più “diritto di cittadinanza” nel vocabolario nazionale.

L’Italia, ancora una volta, resta un paese “a permanente bassa fecondità. Il numero medio di figli per donna per generazione continua a decrescere dai primi decenni del secolo scorso. Si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni ’20, ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra, a 1,56 figli per le donne della generazione del 1965, fino a raggiungere il livello stimato di 1,43 per la coorte del 1978. La rapida caduta della natalità potrebbe subire un’ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid… Recenti simulazioni, che tengono conto del clima di incertezza e paura associato alla pandemia in atto, mettono in luce un suo primo effetto nell’immediato futuro; un calo che dovrebbe mantenersi nell’ordine di poco meno di 10mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021” si legge in alcune pagine dei rapporti.

Un dato davvero allarmante che conferma il trend negativo che afflige il nostro paese, come l’intera comunità occidentale, da decenni e che non accenna minimamente a far presagire ad alcuna inversione di tendenza.

C’è un elemento che però occorre sottolineare: Istat dichiara che “il numero di figli effettivo che le persone riescono ad avere non riflette il diffuso desiderio di maternità e paternità presente nel nostro Paese. Sono solo 500mila gli individui tra i 18 e i 49 anni che affermano di non avere la maternità/paternità nel proprio progetto di vita. A fronte di una fecondità reale in costante calo dal 2010 che riporta l’Italia agli stessi livelli di 15 anni fa, resta fermo a due il numero di figli desiderato, evidenziando uno scarto tra quanto si desidera e quanto si riesce a realizzare. Il modello di fecondità ideale è omogeneo a livello territoriale. Ben il 46,0% delle persone desidera avere due figli, il 21,9% tre o più. Solo il 5,5% ne desidera uno mentre un quarto è indeciso sul numero”.

Questo passaggio evidenzia un punto che è alla base della riflessione che da anni portiamo tenacemente avanti come Popolo della Famiglia: se lo Stato non pone come propria priorità nell’agenda di governo il contrasto all’inverno demografico la “peste bianca” del nostro secolo non sarà mai debellata. I giovani, come è naturale e logico che sia, desiderano mettere su famiglia e al mondo figli come i giovani degli anni del cosiddetto “miracolo economico” ma i numeri rappresentano una realtà diametralmente differente perché allora il governo del paese promuoveva politiche sociali capaci di orientarsi a una vera e propria “cultura della vita e della famiglia”, oggi invece chi amministra la cosa pubblica è più preoccupato ad “impegnare” il Parlamento su disegni di legge che hanno l’unico obiettivo di legalizzare una serie sterminata di “falsi miti di progresso (omofobia, adozione per le coppie gay…) e strumentalizza solo il tema “famiglia” (come nel caso della legislazione del Ministro Bonetti sull’assegno unico) varando slogan imbevuti di astrattatismo ma senza alcuna sostanza reale (ancora non troviamo un testo scritto o qualche euro messo a bilancio).

Non servono mirabolanti riforme, basterebbe davvero usare solo un briciolo di buon senso e adottare una misura normativa con ampio e effetto economico capace di riconoscere il ruolo sociale e pubblico della mamma: il reddito di maternità. Oggi manca, nel nostro paese, una vera e compiuta libertà di scelta per la donna che può unicamente lavorare e, se vuole e se riesce, fare anche la madre. Ma la libertà di essere mamma a tempo pieno dedicando le proprie giornate al lavoro più bello del mondo” non è consentita perché, per una famiglia di ragazzi tra i venti e trent’anni, senza due stipendi “in fascina” non si arriva nemmeno alla terza settimana del mese (soprattutto se si ha un figlio).

Con i mille euro del reddito di maternità si promuoverebbe una misura compatibile con le spese del bilancio dello Stato (3 miliardi a regime sono assolutamente ascrivibili all’interno degli 80 mld delle ultime due manovre di deficit finanziario varate dal governo) e questi danari pubblici sarebbero riversati interamente nell’economia reale del paese visto che, chi ha figli, non ha capacità di risparmio ma ha un gran bisogno di incrementare la priorità capacità di spesa.

Vogliamo davvero trasformare il desiderio dei nostri ragazzi in un fatto concreto “in carne ed ossa” e ricreare le condizioni per un nuovo “miracolo economico” italiano”? Il Governo porti in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare del Popolo della Famiglia sul reddito di maternità, raccolga l’appello di centinaia di donne italiane capitanate dalla giovane e coraggiosa mamma Silvia Pardolesi e conceda alle mamme d’Italia ciò che si meritano da anni. Sono state loro le vere eroine del lock down e questo gesto è il minimo riconoscimento che potremmo concedergli.

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